Turin marathon

In questi ultimi tre mesi mi sono allenato così tanto per New York che mai e poi mai, avrei pensato potesse essere annullata per la prima volta nella storia, per colpa di un uragano chiamato Sandy. La delusione è stata così tanta che per qualche giorno non ho voluto sentire parlare di corsa, ne ho voluto correre. Energie e stato emotivo davvero pessimi mi hanno portato a pensare di smettere di allenarmi poi, all’improvviso è uscito fuori il mio carattere e senza perdermi d’animo ho reagito puntando tutto sulla prima maratona disponibile, Torino.

La mattinata è bella, c’è un timido sole ma è anche fresca, credo si possa correre bene. Quando viene dato lo start e parto, i miei pensieri sono solo per quanto accaduto le settimane prima e mi ricordo che devo chiudere la gara perché ho una missione speciale da compiere al traguardo. E’ un qualcosa che avrei dovuto fare su suolo americano, ma in questo caso e circostanze, credo vada bene anche qui a Torino, scopriremo dopo di cosa si tratta. I primi 21 chilometri passano tranquilli, corro e guido un gruppetto di dieci persone che pian piano si sfalda, chi molla, chi sta male, chi non ce la fa ad andare avanti. Io resto solo con un gigante super tatuato di nome Ivan. Ci facciamo forza a vicenda e arrivati al 36 chilometro inizio ad avere i soliti maledetti crampi. Lui mi incita a non mollare e mi ricorda lo scopo finale della mia gara così riesco a reagire e far girare le gambe.

Al 39 chilometro improvvisamente lui si ferma e, nonostante i miei incitamenti non riesce a riprendere così, a malincuore sono costretto a proseguire gli ultimi chilometri di questa maratona in solitaria. A circa 500 metri dal traguardo in piazza San Carlo, tiro fuori dal fianco sinistro la bandiera dell’Italia con una dedica particolare che mi sta a cuore, c’è scritto: “A Mariella”. Non voglio aggiungere altro a riguardo. Passata la linea del traguardo, sento anche lo speaker che mi nomina ricalcando il mio, che di patriottismo ha davvero poco in questo caso.

Questa bandiera doveva essere esposta a New York e per puro caso mi ritrovo a mostrarla qui in Italia. Se avessi saputo di dover fare la maratona di Torino, di certo avrei portato una bandiera di colore rosso e blu con la stessa scritta. La felicità resta comunque doppia, per lo scopo finale ma anche per il crono di chiusura di 2 ore 53 minuti e 32 secondi.